Caro Vendola,
Ho letto i tuoi giudizi sul difficile processo di ricostruzione che sta interessando la città dell'Aquila che hai esternato durante un incontro pubblico a New York.
Mi dispiace dirtelo, ma sono frutto di un'analisi approssimativa accompagnata da un inopportuno spirito polemico, che denota un'assoluta non conoscenza della materia.
La ricostruzione è un fatto nazionale che tocca direttamente il popolo aquilano e quindi esternazioni di questa natura, peraltro in un ambito estero nel quale la componente abruzzese ha vissuto direttamente o indirettamente le conseguenze drammatiche del terremoto, non aiutano la causa aquilana, l'unica alla quale riesco ad appassionarmi a prescindere dalle colorazioni politiche.
Ti dico fin da ora che all'Aquila il dibattito pubblico sulla ricostruzione è avviato da un pezzo; che ai cittadini, a più riprese, abbiamo chiesto idee, suggerimenti e iniziative per migliorare il processo della ricostruzione e che questo continuo confronto sta dando i suoi frutti.
Sul patrimonio artistico di una delle città più ricche del mondo abbiamo avviato progetti ben definiti di ricostruzione con l'erogazione di fondi.
E il confronto nazionale sui modelli di ricostruzione in campo artistico è avviato da tempo e solo una visione parziale e strumentalmente della politica non li vuole scorgere.
Questi meccanismi di ricostruzione, è bene ricordarlo, arrivano dopo una gestione dell'emergenza che è stata presa a esempio da tutto il mondo, a prescindere da quella che tu chiami "filantropia televisiva".
I prefabbricati realizzati all'Aquila nel giro di quattro mesi dal terremoto del 6 aprile 2009 hanno dato un tetto sicuro e saldo a oltre 20 mila residenti.
E non sono i tetti di latta delle baracche che hanno "coperto" migliaia di senzatetto dei precedenti terremoti: sono strutture stabili, sicure e calde che permettono a una famiglia di vivere tranquillamente un momento difficile e delicato della propria esistenza e dell'intera società che li circonda.
Nessuno vuole dare il bollino della definitività a quelle costruzioni, ma tutti noi sappiamo benissimo quanto sia complessa la ricostruzione che attende L'Aquila e quelle case rispondono alle esigenze future, limitate nel tempo, di migliaia di famiglie.
Ecco perché nessuno ha detto che quelle case sono la nuova L'Aquila. L'Aquila che abbiamo in testa noi è quella che vogliono migliaia e migliaia di aquilani, e cioè una città che torni a vivere e pulsare intorno al proprio centro storico, straordinario concentrato di cultura e storia insieme, ma anche di commercio e vitalità.
Per questo abbiamo finanziato per 118 milioni di euro la ristrutturazione di tutti gli edifici pubblici più importanti del centro indicati dal Comune. E su questo si muoverà la nostra strategia, certi di trovare al nostro fianco tutti quegli aquilani che vogliono bene alla città.
La propaganda del "non funziona niente" la lasciamo ad altri. Come ad altri lasciamo analisi avventate e superficiali sui processi di ricostruzione che non fanno altro che alimentare un dibattito politico strumentale inutile.
Esse non sono altro che frutto di una visione parziale della realtà aquilana del terremoto e non aggiungono nulla a quel dibattito che vuole aiutare la città a rinascere. L'unica cosa che mi duole è che anche tu sia entrato in questo club esclusivo.
Gianni Chiodi
mercoledì24novembre
La lettera del Presidente Chiodi a Vendola
LA PROPAGANDA DEL
NON FUNZIONA NIENTE DI VENDOLA
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